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Il blog di ALARICO (161) |
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VENTO DELL'OVESTdi ALARICO del 02/01/2013 alle 12:45 I. Selvaggio vento dell'Ovest, respiro dell'Autunno già vivo che invisibile fai morire le foglie e le trascini come fantasmi fuggenti dal Mago giallicce brune pallide rossigne di febbre, moltitudine colpita da contagio: tu che sospingi i semi alati al cupo giaciglio invernale ove immobili e gelide nel fondo staranno come il morto nella bara finché la tua sorella in Primavera squillerà sulla terra ferma in sogno e colmerà - spingendo cari bocci simili a greggi pascolanti in cielo - di colore e d'odore il monte il piano; soffio selvaggio che dovunque t'agiti sei distruttore e protettore, ascolta. II. Tu nel cui corso fra il vertiginoso precipizio del cielo sono sparse come foglie avvizzite della terra le nubi scosse dai contorti cespi d'Oceani e Cieli annunciatrici di fulmini e piogge poi disseminate sul piano del tuo flutto azzurro d'aria come capelli folgoranti alzati su una testa di Menade furiosa dal confine del debole orizzonte fino allo Zenith altissimo quasi dighe della tempesta ormai vicina; tu funebre lamento del morente anno cui questa notte che discende sarà cupola di vasto sepolcro sorretta dalla forza condensata dei tuoi vapori, solida atmosfera da cui grandine esploderà con pioggia nera con fuoco di folgori, ascolta. III. Tu che risvegli dai sogni d'estate l'acqua celeste del Mediterraneo dove giace cullata da correnti limpide presso l'isola di pomice entro il golfo di Baia e addormentata vide torri e palazzi palpitanti in fonda luce meridiana d'onde soffocati da muschi azzurri e fiori voluttuosi così che nel descriverli muoiono i sensi; tu sulla cui strada si apre la distesa dell'Atlantico in voragini dove le marine flore e gli umidi boschi rivestiti dello smorto fogliame dell'Oceano ti riconoscono alla voce e subito tremano di terrore trascolorano e rimangono anch'essi spogli, ascolta. IV. Fossi una foglia secca trascinata da te, una nube che insieme a tè vola! Un'onda sotto la tua forza, pane anch'io del tuo soffio, appena un poco più torpido di te che non hai freno! Tornassi come nella fanciullezza solo un attimo fossi il tuo compagno nell'areo cammino senz'ostacoli quando vincerti in corsa per il cielo rimase appena un mio labile sogno. Io non t'implorerei così invocandoti dalla mia disperata condizione. Sollevami come onda, foglia, nuvola. Cado su spine d'esistenza. Sanguino. Un lento seguito d'ore ha piegato incatenato chi ti somigliava troppo, o veloce, indomito, orgoglioso! V. Fa di me la tua lira come il bosco. Le nostre foglie appassiranno insieme ma l'impeto di quelle tue armonie trascinatrici a noi farà sgorgare un gemito profondo ed autunnale pur dolce nella sua tristezza. Sii il mio spinto tu, spinto fiero! Spargi sull'universo i miei pensieri come foglie avvizzite a nuova nascita! Sommuovi con il fascino di questi versi come da un ceppo inestinguibile e ceneri e faville in mezzo agli uomini. E per la terra ancora addormentata sii traverso le mie labbra la tromba di una profezia. L'inverno viene, ma può la primavera essere lontana? Se uno tentasse di strappare la maschera agli attori che sulla scena rappresentano un dramma, mostrando agli spettatori la loro autentica faccia, forse che costui non rovinerebbe lo spettacolo meritando di esser preso da tutti a sassate e cacciato dal teatro come un forsennato? Di colpo tutto muterebbe aspetto: al posto di una donna un uomo; al posto di un giovane, un vecchio; chi prima era un re, d'improvviso diventa uno schiavo; chi era un Dio, ad un tratto appare un uomo da nulla. Dissipare l'illusione significa togliere senso all'intero dramma. A tenere avvinti gli sguardi degli spettatori è proprio la finzione, il trucco. L'intera vita umana non è altro che uno spettacolo in cui, chi con una maschera, chi con un'altra, ognuno recita la propria parte finché, ad un cenno del capocomico, abbandona la scena. Costui, tuttavia, spesso lo fa recitare in parti diverse, in modo che chi prima si presentava come un re ammantato di porpora, compare poi nei cenci di un povero schiavo. Certo, sono tutte cose immaginarie; ma la commedia umana non consente altro svolgimento. |
LA MAMMA....................LA CREAZIONEdi ALARICO del 29/12/2012 alle 11:33 Il buon Dio aveva deciso di creare la Mamma. Ci lavorava già da tanti giorni, quand’ecco apparire un angelo che gli disse: ”Quest’invenzione te ne sta portando via di tempo! Eh?” E Lui:”Sì, ma l’hai vista bene? E’ molto speciale!” L’angelo incuriosito chiese:”E cosa sa fare?” Dio spiegò:”Una mamma sa donare al proprio bambino un sorriso premuroso, possiede un abbraccio capace di tranquillizzarlo, con la sua voce e con dolci parole saprà dargli sicurezza, asciugherà in segreto le sue lacrime, incoraggerà i suoi passi, correggerà i suoi errori, saprà educarlo con saggezza e amore e mentre veglia con cura su di lui trova anche il tempo per i mille lavori di casa, sa sacrificarsi per lui pur di vederlo felice, inoltre possiede un bacio capace di guarire tutto.” L’angelo girò lentamente intorno al modello di mamma, esaminandolo con curiosità e annuendo disse: ”E’ davvero molto tenera, hai fatto un ottimo lavoro!” Ich liebe dich Mama Je t'aime maman Te amo mamá Te iubesc mama Eu te amo mamãe Я люблю тебя мама Ti voglio bene mamma I love you mom |
IL MIO BLOG FREEdi ALARICO del 29/12/2012 alle 11:19 http://blog.libero.it/MITE2/view.php?ssonc=1160756579 |
AL NEGOZIO DI DIOdi ALARICO del 29/12/2012 alle 11:14 AL NEGOZIO DI DIO In una via della città, c'era un negozio davvero originale. un'insegna luminosa diceva dono di Dio. un tale entro e vide un'angelo dietro in banco. sugli scaffali c'erano contenitori di tutti i colori. cosa si vende? chiese incuriosito. ogni ben di Dio. vedi: Il contenitore giallo è pieno di sincerità: quello verde è pieno di speranza, in quello rosso c'è l'amore, in quello azzurro la fede, l'arancione contiene il perdono, il bianco la pace, il violetto il sacrificio, l'indaco la salvezza e quanto costa questa merce? sono doni di Dio no costano niente! che bello, che bello allora dammi: dieci quintali di fede, una tonnellata di amore, un quintale di speranza, un barattolo di perdono, e tutto il negozio di Pace..... L'angelo si mise a servirlo, in un'attimo confezionò un pacchettino piccolo piccolo come il cuore di un bambino. Ecco sei servito disse l'angelo porgendo il pacchettino, ma come così poco? certo nel negozio di Dio non si vendono frutti maturati, ma solo i piccoli semi da coltivare, vai nel mondo, semina e fai germogliare i semi che Dio ti ha dato. mite alyas alarico |
QUANTO COSTA UNA PREGHIERA?di ALARICO del 27/12/2012 alle 18:51 leggetela tutta...♥ Una donna, vestita sobriamente, con il volto triste, entrò in un negozio, si avvicinò al padrone e umilmente gli chiese se poteva prendere alcuni alimenti a credito. Con delicatezza gli spiegò che suo marito si era ammalato in modo serio e non poteva lavorare e i loro sette figli avevano bisogno di cibo. Il padrone non accettò e le intimò di uscire dal negozio. Conoscendo la reale necessità della sua famiglia la donna suplicò: "Per favore, signore, glielo pagherò non appena posso". Il padrone ribadì che non poteva farle credito, e che lei poteva rivolgersi ad un altro negozio. In piedi, vicino al banco, si trova un giovane sacerdote che aveva ascoltato la conversazione tra il padrone del negozio e la donna. Il sacerdote si avvicinò e disse al padrone che avrebbe pagato quello che la donna avrebbe preso per il bisogno della sua famiglia, allora il padrone con voce riluttante, chiese alla donna: "Hai la lista della spesa?". La donna disse "Si, signore". "Bene" disse il padrone "metta la sua lista sul piatto della bilancia e le darò tanta merce quanto pesa la sua lista". La donna esitò un attimo e, chinando la testa cercò nel suo portafoglio un pezzo di carta, scrisse qualcosa e poi posò il foglietto su un piatto della bilancia. Gli occhi del padrone e del sacerdote si dilatarono per lo stupore, quando videro il piatto della bilancia, dove era stato posato il biglietto, abbassarsi di colpo e rimanere abbassato. Il padrone del negozio, fissando la bilancia, disse: "E' incredibile" Il sacerdote sorrise e il padrone cominciò a mettere sacchetti di alimenti sull'altro piatto della bilancia. Pur continuando a mettere molti alimenti, il piatto della bilancia non si muoveva, fino a che si riempì. Il padrone rimase profondamente stupito. Alla fine, prese il foglietto di carta e lo fissò ancora più stupito e confuso... non era una lista della spesa! Era una preghiera che diceva: "Mio DIO, Tu conosci la mia situazione e sai ciò di cui ho bisogno: metto tutto nelle tue mani!". Il padrone del negozio, in silenzio, consegnò alla donna tutto ciò che aveva messo nel piatto della bilancia. La donna ringraziò e uscì dal negozio. Il giovane sacerdote, consegnando una banconota da 50, disse al padrone: "ORA SAPPIAMO QUANTO PESA UNA PREGHIERA" ........Il nome di quel sacerdote era: KAROL WOJTYLA. le nostre preghiere dovrebbero avere la fede che ha avuto questa donna.........non per avere cibo gratis......ma per avere i doni dello Spirito Santo |
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